Le parole sono sacre

L’efficacia simbolica del linguaggio sacro.

Tanto nella Bibbia quanto nel Corano ciò che conta è il rapporto con il logos, il Verbo.La parola. Esiste una  matrice divina della scrittura in tutti i libri rivelati. E attraverso il simbolo, o l’archetipo, si riesce a cogliere, a intuire, ciò che non è traducibile. La parola diviene sostanza. La comunicazione, che può prendere varie forme, è sempre possibilità di creare, ha  sacralità. Ciò che pronuncio esiste e trasforma. Nessuna parola è priva di conseguenze.

Quando diventa bellezza piena, nasce musica.  Nel Corano – che usiamo oggi  come esempio di testo sacro,   non dissimile da altre pagine bibliche, o libri mistici-  il creato canta, e l’uomo canta con lui. Così è nella Sura XXX, poetico inno alla creazione: “Il Dio inizia la creazione, poi la rinnova, e infine verso lui sarete condotti” (XXX, 11). Dio crea uomini dalla pelle e  dai linguaggi diversi, anima i cieli con lampi e piogge, dà vita ai venti che fanno scivolare dolcemente le navi sui mari. Per questo si legge: “cantate dunque osanna a Dio, al calar della sera e allo spuntar dell’alba, a lui si canti osanna nei cieli e sulla terra, anche di notte ed anche al mezzodì” (XXX, 17-18) La Sura invita ad ascoltare e  contemplare il creato, a meditare sulla bontà divina: “Non ti dice nulla il segno della creazione di cielo e terra, la varietà dei linguaggi, il diverso colore della pelle? Non vi sembrano segni per le creature che ascoltano?” (XXX, 22) In un paese che è deserto, sabbia e sete, uno dei “segni di Dio è il lampeggiar della  folgore -l’osservate in timore e in speranza!- e l’acqua che dal cielo fa scendere per ridar vita alla terra che era morta” (XXX, 24). La Sura risuona di fanfare, di trombe del giudizio (nel versetto 25: “Quando risuonerà la grande chiamata per farvi uscir dalla terra, ecco voi uscirete”), di canti di lode: “il Dio, il Dio! Egli vi ha creato, poi vi ha sfamato… Osanna a lui si canti” (XXX, 40).  E l’universo diventa un unico segno di Dio, eco della sua misericordia: “Riparliamo dei suoi segni, altri ci sono: ecco i venti che filano come annunziatori, sia per farvi assaporare la sua misericordia, sia perché possano scivolar dolcemente le imbarcazioni per ordine suo…. “(XXX, 46) L’uomo che loda il Dio creatore ha da lui gioia,  il suo canto è fresco come l’acqua:  “fa soffiare i venti, che producono le nubi, egli le stira nel cielo come vuole, poi le sminuzza in frammenti: tu osservi in effetti le goccioline di pioggia sgorgare dalle nubi. Quando le ha mandate a quelli dei suoi schiavi che egli ama essi ne tirano buon auspicio, pieni di letizia“(XXX, 48). Anche nel Corano risuona a lungo, gioiosamente, la sinfonia del creato. Dunque non esiste creazione senza suono. Nulla appare se non vi è un segno, che si fa verso (inteso come suono senza forma, poesia e anche indicazione, direzione) e quindi parola.

Bisognerebbe riflettere sull’efficacia della parola che pronunciamo…

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